
Mobilità e Comunità
Pubblichiamo, sul tema, “il pensiero libero” che a proposito ha scritto Ute Sawitzki (Verona).
Una riflessione di Ute Sawitzki
Alla nostra assemblea di comunità del 6 aprile di quest’anno, l’incaricato della nostra per l’ambiente, Matteo Nicolini, ci ha invitati a riflettere su quello che per noi significa “mobilità” e in particolare, “mobilità in relazione al nostro essere comunità”.

Mi piace venire alla domenica in chiesa a partecipare al culto e ad incontrare la comunità.
Ciò richiede mobilità: mettermi in moto per venire in chiesa, mobilitare le mie risorse per arrivare a destinazione, organizzare i miei tempi in accordo con le esigenze delle persone/degli animali di cui mi sto prendendo cura, scegliere il mezzo di trasporto (la bici appena le temperature sono idonee).
Mi piace venire al culto: l’idea di poter stare in comunità, di condividere un momento prezioso, di stare insieme consapevoli di ciò che ci unisce, e contemporaneamente esserci ognuno con la propria unicità. Per me è una forte motivazione per mettermi in moto, per mobilitarmi.
L’atto stesso del mettermi in moto porta con sé una introspezione, un diventare consapevole: Con quale disposizione interiore mi attivo?
Perché lo faccio?
Voglio ottenere qualcosa o essere di beneficio?
Il poter stare insieme alle persone è molto prezioso. L’incontro in chiesa è solo un esempio.
Penso ai pullman pieno che arrivano per una partita di calcio.
E’ bello vedere come la gente si mobilita per poter stare insieme, come si organizza, c’è chi va a prendere l’altro, c’è chi preferisce essere autonomo nel movimento.
Anche oggi sono felice e grata di essermi messa in moto e di poterlo fare.
Sono arrivata a destinazione.
Chiudo la bici e entro in chiesa.