
Ritrovarsi e ricordare a Torre Annunziata
A Torre Annunziata, l’incontro “Ritroviamoci” celebra la memoria e l’impegno sociale della Scuola Cristo Salvatore luterana.
Un sabato per ritrovarsi: l’iniziativa della Comunità Luterana a Torre Annunziata
Sabato 28 giugno 2025, gli spazi dell’ex Scuola “Cristo Salvatore” in via Carminiello, a Torre Annunziata, si sono riempiti di voci, ricordi ed emozioni grazie all’iniziativa “Ritroviamoci”, promossa dalla Comunità Luterana locale. L’evento ha visto la partecipazione di circa un centinaio di persone tra ex alunni, insegnanti e collaboratori della scuola, attiva fino al 1992 e da sempre punto di riferimento educativo e sociale nel territorio oplontino.

La memoria in mostra: fotografie, filmati e aule ricostruite
Nel corso della giornata, gli ambienti che un tempo ospitavano le classi sono stati trasformati in un percorso emozionale: fotografie storiche, registri originali, proiezioni di recite scolastiche degli anni ’60, ’70 e ’80, e la ricostruzione di alcune aule hanno permesso ai partecipanti di rivivere momenti fondamentali della propria infanzia e giovinezza. La musica ha fatto da filo conduttore, grazie all’esibizione di un gruppo musicale che ha proposto brani legati agli anni della scuola.

Una scuola, una comunità, un’eredità
La Scuola Cristo Salvatore non è stata solo un istituto educativo, ma una vera esperienza comunitaria luterana, radicata in una vocazione evangelica e laica insieme, capace di aprirsi al territorio, promuovendo riscatto sociale, inclusione e libertà. Le testimonianze raccolte durante “Ritroviamoci” parlano chiaro:

“Ogni angolo, ogni risata fanno parte di un pezzo importante della mia vita,” scrive una partecipante del 1973.
“Grazie per aver fatto sorridere il mio cuore da grande e da bambina!” aggiunge Anna.
“È come tornare a casa,” conclude affettuosamente Ninà.

Un segno di impegno che continua
L’iniziativa, promossa dalla Presidente Elvira Poggioli e dal Pastore Alberto Rocchini, è molto più che un revival nostalgico. Vuole testimoniare quanto l’impegno diaconale e sociale della Chiesa Luterana abbia lasciato un’impronta profonda a Torre Annunziata – e in tutti i luoghi in cui si è realizzato – andando ben oltre i confini religiosi o confessionali.

Il Vangelo che trasforma: parole e azioni
Come ricorda questa iniziativa, per i luterani la sfida è sempre stata quella di annunciare il Vangelo con parole e gesti concreti. Anche un piccolo segno – come una scuola, una relazione, una giornata condivisa – può essere lievito o sale, capace di generare libertà, consapevolezza, responsabilità e cura per la collettività.

Aleksander Erniša eletto vescovo
Aleksander Erniša, già pastore luterano della CELI a Trieste, è stato eletto nuovo vescovo della Chiesa Evangelica di Confessione Augustana in Slovenia.
Contesto dell’elezione episcopale
L’assemblea elettiva della Chiesa evangelica di confessione di Augusta in Slovenia si è conclusa nelle scorse ore a Murska Sobota ed è culminata con l’elezione del 45enne Aleksander Erniša come nuovo vescovo.
Erniša, unico candidato, ha ricevuto la maggioranza: 59 voti su 84 delegati. Il suo mandato di sei anni inizierà ufficialmente la prima domenica di Avvento, con una cerimonia nella chiesa di Murska Sobota.
Un percorso personale e spirituale significativo
Figlio del primo vescovo Geza Erniša, che guidò la Chiesa per 18 anni, segue il mandato di Leon Novak.
A questo proposito è interessante sapere che nella Chiesa Evangelica di Confessione Augustana in Slovenia per queste elezioni è previsto il limite di età prescritto dallo statuto ecclesiastico, secondo il quale un vescovo deve avere almeno 30 anni e non più di 60 anni al momento dell’elezione.
Aleksander ha studiato teologia ed ha un dottorato in scienze, ha servito come cappellano nell’esercito sloveno, e ha svolto il ruolo di vicario nella polizia slovena. Prima di questo incarico, è stato pastore presso la Comunità Evangelica Luterana di Trieste (CELI), primo sloveno a farlo, consolidando legami tra la Chiesa slovena e quella italiana .
Il ruolo di ispettore ecclesiastico
Durante la stessa assemblea, l’ispettore uscente Bojan Prosič è stato confermato nel suo ruolo con 44 voti al secondo turno. Come braccio destro del vescovo, gestirà le attività operative della Chiesa per i prossimi sei anni.
Prospettive e sfide
Erniša si è detto pronto ad ascoltare tutte le voci: quelle incoraggianti e quelle critiche. Intende rafforzare il dialogo tra generazioni, incrementare l’inclusione dei giovani e sostenere gli anziani. Tra le priorità anche la collaborazione interreligiosa e l’innovazione pastorale per affrontare la diminuzione dei fedeli attivi, la carenza di ministri e le sfide finanziarie.
Eredità e radici regionali
La Chiesa evangelica di confessione di Augusta ha radici profonde in Slovenia con 16 comunità (12 nella sola Pomurje) e poco meno di 8.400 fedeli.
Vanta anche una esperienza ecumenica molto interessante: lo scorso anno, infatti, sono entrate a far parte della Chiesa due ex comunità pentecostali, Capodistria-Isola e Novo mesto.
Con l’elezione di Erniša, la Chiesa elegge il suo quarto vescovo, proseguendo una tradizione storicamente rilevante.
Il legame con la CELI e con Trieste
Come accennato Aleksander Erniša è stato pastore luterano della Comunità Evangelica Luterana di Trieste (CELI) fino al 2022, ovvero fino al suo ritorno nella Chiesa slovena, contribuendo concretamente alle relazioni ecumeniche tra Slovenia e Italia. In questo ruolo ha rilanciato e rafforza la sua visione di una Chiesa aperta, dialogante e attiva in ambito europeo e anche in ambito diaconale.


Albert Schweitzer, approcci a un fenomeno
A Firenze, la CELI dedica un’Accademia ad Albert Schweitzer, tra fede, musica, medicina e impegno pacifista attualissimo.
L’eredità di Schweitzer
Filosofo, teologo, medico, organista, “medico della giungla” e coscienza morale del Novecento: Albert Schweitzer (1875–1965) è una delle figure più poliedriche e influenti del secolo scorso. In occasione del 150° anniversario della sua nascita, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI) promuove a Firenze un’Accademia per approfondire e attualizzare la sua opera, la sua testimonianza cristiana e il suo pensiero.
Un programma ricco di spunti tra teologia, medicina, musica e politica
L’Accademia si articola in più giornate e vede la partecipazione di studiosi e teologi di primo piano.
- Il Prof. Dr. Lothar Vogel offrirà un’introduzione storica alla vita e all’opera di Schweitzer.
- Il Prof. Dr. Jens Schröter rifletterà sull’importanza del suo pensiero per la fede e la teologia contemporanea.
- Il Prof. Dr. Wolfram Thomas esplorerà la sua opera come medico in Africa.
- Il Past. Dr. Michael Jonas guiderà i partecipanti attraverso l’approccio di Schweitzer alla musica organistica di Johann Sebastian Bach.
A seguire, in un successivo ciclo di conferenze, il Past. Hanno Wille-Boysen, anche politologo, discuterà la posizione pacifista di Schweitzer in rapporto ai contesti politici del suo tempo e alle sfide odierne.
Concerto e culto conclusivo con la comunità di Firenze
Sabato 18 ottobre è in programma un concerto d’organo con musiche di Bach, in linea con la passione di Schweitzer per la musica sacra. L’evento si concluderà domenica con un culto congiunto insieme alla comunità luterana di Firenze, che ospiterà l’intero seminario.
Un invito a riflettere sul nostro tempo
L’Accademia CELI non è solo un’occasione per ricordare Schweitzer, ma anche un invito a confrontarsi con le domande che pone ancora oggi: il rapporto tra etica e fede, tra scienza e spiritualità, tra responsabilità individuale e giustizia globale.
I pastori Michael Jonas (Roma) e Hanno Wille-Boysen (Milano), responsabili dell’iniziativa, invitano calorosamente a partecipare numerosi per condividere giornate di studio, ascolto e dialogo.
Iscrizioni e Partecipazione entro il 1 agosto 2025

Otto per mille: chi paga il prezzo degli errori se lo Stato non chiarisce?
Errori non chiariti e responsabilità rovesciate: il caso CELI e il paradosso fiscale che mina la fiducia democratica.
Otto per mille: un errore oscuro e il prezzo dell’opacità
Nel 2019 la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI) è stata informata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) di un presunto errore nella trasmissione dei dati relativi all’otto per mille del 2014.
Secondo il Ministero, migliaia di firme le sarebbero state erroneamente attribuite da un Centro di Assistenza Fiscale (CAF) nazionale.
L’unico dato certo oggi è proprio questo: l’errore quindi non è imputabile alla CELI. Del resto, come potrebbe esserlo?
Tuttavia, lo Stato chiede alla Chiesa di restituire oltre 2,3 milioni di euro già ricevuti, impiegati e rendicontati, pur senza fornire una documentazione chiara, né specificare chi sia stato realmente danneggiato.
Gli atti forniti sono infatti oscurati, le informazioni incomplete, e ogni verifica resa impossibile.
Trasparenza fiscale e democrazia: un legame spezzato
Il fisco non è un mero apparato tecnico. È una struttura fondante della democrazia. Pagare le tasse è un atto civile e collettivo che rafforza la società, ma solo se la gestione pubblica è trasparente, comprensibile, accessibile.
Se invece la burocrazia diventa opaca e le responsabilità vengono ribaltate su chi agisce correttamente, allora la fiducia nella democrazia si spezza.
La CELI ha rispettato la legge, ha speso le risorse in progetti per la collettività entro i tempi previsti, e ha documentato tutto nei rendiconti ufficiali. Eppure oggi si trova accusata e gravemente danneggiata da un sistema pubblico che non spiega.
Il paradosso: chi sbaglia non paga, chi è corretto subisce
Non solo la CELI rischia di sospendere attività sociali, culturali e caritatevoli in tutto il Paese. Rischia anche un danno d’immagine irreparabile. Viene ingiustamente trascinata nel pregiudizio diffuso contro quegli Enti che “prendono soldi dallo Stato senza controllo”.
Proprio quando, invece, è tra i pochi a pretendere trasparenza e a restituire valore alla collettività con ogni euro ricevuto. Tanto più che, ove mai l’errore venisse dimostrato e quindi non imputabile in alcun modo alla CELI, il Ministero chiederebbe anche gli interessi maturati nel periodo di verifica intercorso fino ad oggi.
Serve giustizia vera: chi garantisce i sistemi, ne sopporti i costi
Se l’errore è stato prodotto da un CAF nazionale, come affermato dal MEF, allora è giusto che i costi siano sostenuti da chi ha generato l’errore: cioè da chi fornisce e garantisce, dietro corrispettivo per i servizi forniti, i sistemi informatici utilizzati, e dalle assicurazioni che tutelano i processi di trasmissione dati.
Non si può accettare che, in uno Stato di diritto, l’onere economico di un errore altrui ricada su chi ha agito con correttezza.
Il principio di responsabilità deve valere anche per gli apparati pubblici e i soggetti autorizzati che li supportano.
In gioco c’è il patto democratico
Questa vicenda riguarda tutte e tutti. Riguarda il rapporto tra Stato e cittadini, tra istituzioni e comunità. Riguarda il patto democratico fondato sulla fiducia, la legalità e la trasparenza.
Se questi principi vacillano, non è solo la CELI a perdere: è la società intera.

Heidi Lengler tra Brasile, Italia e Sicilia
Heidi Lengler sarà ordinata pastora il 7 settembre. La sua vocazione nasce tra Brasile, teologia e ascolto comunitario.
Una fede tra diaspora e diversità culturale
Heidi Lengler nasce nel 1976 a Estrela, nel Sud del Brasile, in una regione segnata dalla presenza luterana e da un mosaico di culture: portoghese, tedesca, italiana. Cresce in una famiglia luterana impegnata, partecipe della vita ecclesiale fin da bambina, nella città di Taquari. In questo contesto, dove comunque la Chiesa luterana era una minoranza – Heidi matura la sua identità di fede attraverso il coinvolgimento attivo nei gruppi giovanili, nel servizio comunitario e nella musica. Un cammino vissuto nella diaspora, in una dimensione dinamica e di una Chiesa di minoranza.

Dall’arte all’insegnamento, fino alla chiamata pastorale
Dopo gli studi in arte e teologia a Canoas e São Leopoldo, Heidi insegna arte, musica e religione per quindici anni nelle scuole luterane. Il suo impegno nella Comunità, però, va ben oltre l’aula scolastica: accompagnamento musicale, coordinamento dei gruppi giovani e culto. È proprio grazie alla sollecitazione di pastori e membri di chiesa che Heidi si interroga sulla vocazione pastorale. Durante quella che definisce una “crisi professionale”, arriva la svolta: sostenuto l’esame di ammissione alla facoltà teologica, si classifica prima e ottiene una borsa di studio.
Tra Brasile, Germania e Italia
Completati gli studi teologici in Brasile, Heidi è quindi invitata a Heidelberg per un semestre di scambio, e successivamente a Venezia per approfondire la teologia ecumenica. Proprio a Venezia conosce ed entra in contatto con la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI): così decide di completare la formazione ministeriale nel contesto italiano. Grazie a un’ulteriore esperienza accademica e pastorale, conclude il percorso con un master in teologia e l’inizio del vicariato. Dopo varie tappe nelle comunità CELI, il 7 settembre 2025 verrà ordinata pastora a Roma.
Ascolto, empatia e accompagnamento
Tra i suoi punti di forza, Heidi individua la cura pastorale e l’ascolto empatico. Nella convinzione che anche oggi la Chiesa può “fare la differenza”, offrendo testimonianza in un mondo segnato da individualismo, sofferenza e disorientamento. In Sicilia – dove sarà destinata dopo l’ordinazione – vuol coltivare relazioni autentiche, valorizzare la convivialità, ascoltare i bisogni e costruire insieme alla comunità un percorso condiviso.
Condivisione, giustizia e gioia
l versetto guida della sua confermazione – «Siate coloro che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori» (Giacomo 1,22) – è la bussola del suo agire. Per Heidi, la fede non è quindi un rifugio privato ma un impegno concreto, una spinta a rendere il mondo più umano, giusto e capace di riflettere l’amore di Dio.
Un percorso svolto all’interno della CELI, sotto la supervisione del Decano e della Vice Decana, Carsten Gerdes e Kirsten Thiele, e del teologo e Pastore della Comunità luterana di Roma, Michael Jonas.


Conflitto israelo-iraniano: interviene la Federazione Luterana Mondiale
La Federazione Luterana Mondiale invoca il cessate il fuoco tra Iran e Israele: un appello globale per il dialogo e la dignità umana.
Contenere e ridurre il conflitto
La Federazione Luterana Mondiale (LWF) ha diffuso un appello per l’immediata per contenere e ricomporre la tensione tra Iran e Israele.
Tale crisi rappresenta “una minaccia per una regione già fragile, e per la pace globale”.
Il comunicato, firmato per conto della comunione globale di 150 chiese membro, denuncia il rischio di escalation nucleare e chiede un impegno diplomatico forte e coraggioso.
I punti chiave
- Fermare le ostilità – La Federazione invita i governi di Iran e Israele a sospendere azioni belliche e scegliere canali diplomatici e nonviolenti, per salvaguardare la vita dei cittadini e la stabilità regionale.
- Coinvolgere le Nazioni Unite – Il comunicato sollecita l’ONU a intensificare le mediazioni diplomatiche, a monitorare la situazione e contenere il conflitto, facendo rispettare il diritto internazionale e proteggendo i civili.
- Coinvolgere i leader religiosi e le potenze globali – Le chiese e i leader religiosi sono chiamati a farsi portavoce di giustizia e pace, secondo il principio “l’indifferenza non è un’opzione”. Si chiede anche un intervento deciso da parte di Stati Uniti, Unione Europea e altre influenti nazioni .
Riflessioni e impatto Globale
La Federazione sottolinea che la pace sostenibile risiede nel dialogo, nel rispetto delle leggi internazionali e nella tutela della dignità umana
Il comunicato richiama il Vangelo di Matteo (“Beati i costruttori di Pace” – 5:9) come guida morale, incoraggiando le comunità di fede a pregare, agire, e non restare silenti di fronte all’ingiustizia.
Conclusione
Il comunicato LWF si propone non solo come denuncia delle violenze, ma soprattutto come proposta operativa: cessate il fuoco immediato, intervento diplomatico da parte dell’ONU e delle potenze globali, ruolo attivo delle chiese e dei leader religiosi nel promuovere un impegno concreto per la pace.
In un momento storico critico, LWF rilancia un messaggio potente: la fede non può restare in silenzio.
Dichiarazione della
(Traduzione in italiano)
Federazione Luterana Mondiale
sul conflitto Iran-Israele
Come persone di fede, dobbiamo parlare apertamente e non rimanere in silenzio di fronte alla catastrofe in atto in Medio Oriente. La guerra tra lo Stato di Israele e la Repubblica dell’Iran rappresenta una minaccia immediata e pericolosa per una regione già fragile e per la pace globale.
Come Comunione di Chiese radicata nel Vangelo di Gesù Cristo e impegnata per la pace, la giustizia e la riconciliazione, siamo allarmati dal rischio di ulteriori scontri militari, dalla perdita di vite umane, dello sgretolamento delle vie diplomatiche e dal rischio incombente dell’uso di armi nucleari. L’indifferenza non è un’opzione. Siamo persone di speranza. Crediamo che la pace sia possibile e che sia l’unica via da seguire.
Ribadiamo la convinzione di lunga data della Federazione Luterana Mondiale che una pace sostenibile possa essere raggiunta solo attraverso il dialogo, il rispetto del diritto internazionale e la tutela della dignità umana di tutti. Esortiamo tutti i leader e gli attori coinvolti a moderazione, saggezza e coraggio morale.
Esortiamo leader e comunità ovunque: non tacete di fronte all’ingiustizia. “Beati gli operatori di pace“, dice Cristo, “perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5:9). Non solo preghiamo per la pace, quindi, ma lavoriamo per essa, esigiamola e incarniamola.
Invitiamo le chiese e i leader religiosi di tutto il mondo a unirsi a noi in questa testimonianza di speranza, giustizia e pace. In questi tempi, la fede non deve tacere. Parliamo, ci schieriamo, agiamo, perché l’indifferenza non è un’opzione.
Pertanto chiediamo con urgenza che:
- I governi di Iran e Israele interrompano immediatamente tutte le azioni di escalation e si adoperino in percorsi nonviolenti per il bene dei loro popoli e della pace della Regione;
- Le Nazioni Unite, intensifichino i propri sforzi diplomatici e usino la propria autorità per mediare, monitorare e contenere la crisi, richiamanto tutte le parti alla responsabilità del diritto internazionale e della protezione dei civili;
- Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le altre potenze mondiali influenti nella regione agiscano con decisione e responsabilità, utilizzando tutti i canali politici e diplomatici disponibili per prevenire ulteriori scontri militari;
Come comunione che ha assistito alle conseguenze devastanti della guerra in molte regioni, restiamo impegnati a camminare al fianco di coloro che soffrono e ad alzare la voce dei costruttori di pace.

La Federazione luterana mondiale accoglie quattro nuove Chiese
L’Etiopia ospita il Consiglio LWF: accolte quattro nuove chiese da Asia e Africa nella famiglia luterana globale.
Un appuntamento rilevante
Durante i lavori del Consiglio della Federazione luterana mondiale quattro nuove Chiese sono state accolte nella comunione, ampliando ulteriormente la presenza della LWF, oggi composta da 154 chiese membri in 99 paesi.
In un clima di grande partecipazione e speranza, si è concluso ad Addis Abeba il Consiglio della Federazione Luterana Mondiale (LWF), ospitato dalla chiesa luterana etiope Mekane Yesus (EECMY), la più grande chiesa luterana del mondo.
Le nuove chiese che entrano nella Federazione rappresentano una testimonianza della vitalità del cristianesimo luterano in contesti spesso poco conosciuti: la Lutheran Church in Cambodia e la Gereja Niho Keriso Protestan in Indonesia, insieme alla Manipur Evangelical Lutheran Church e alla Bodo Evangelical Lutheran Church in India. Si aggiunge, come membro associato, la Evangelical Lutheran Church of the Gambia, che potrebbe ottenere la piena adesione nel prossimo futuro.

Queste adesioni non sono solo formali: riflettono una reale crescita di comunità locali radicate nei propri contesti culturali e sociali, spesso nate da iniziative missionarie e ora divenute soggetti attivi di testimonianza e diaconia.
Testimoni nel mondo
Il motto dell’incontro, tratto da Atti 1,8 – “Sarete miei testimoni”, ha ispirato il confronto su missione, giustizia e unità. La chiesa ospitante, l’EECMY, ha offerto uno spaccato vivace di una comunità luterana in crescita, impegnata nella società civile e nel dialogo interreligioso.

Impegno per la giustizia e la pace
Il Consiglio ha approvato quattro dichiarazioni pubbliche: su pace e sicurezza alimentare, sulla guerra in Ucraina, sul conflitto a Gaza e sulle sfide dell’Africa nel contesto globale. Si tratta di prese di posizione forti, che ribadiscono il ruolo della LWF come voce profetica per la giustizia e la dignità umana.
Lo sguardo verso il 2030
Infine, è stata annunciata la sede della prossima Assemblea generale della LWF: si terrà ad Augsburg, in Germania, nel 2030, esattamente a 500 anni dalla Confessione di Augusta. Un luogo simbolico, scelto per rinnovare l’impegno luterano a testimoniare la fede nel mondo contemporaneo.

Conclusione
L’Etiopia, culla del cristianesimo africano, ha fatto da cornice a un evento che segna un nuovo capitolo nella storia della Federazione Luterana Mondiale. L’ingresso di nuove chiese è un segnale forte: la comunione cresce non per centralizzazione, ma per apertura e responsabilità condivisa. Luterani e luterane, oggi, testimoniano insieme – da Asia, Africa, Europa e Americhe – una fede che si fa servizio, parola e azione.
Foto
© LWF/Albin Hillert

La Comunità Luterana di Napoli saluta la Pastora Thiele
La Comunità Evangelica Luterana di Napoli saluta la Pastora Kirsten Thiele dopo undici anni di dedicato servizio ministeriale ecclesiale.
Ringraziamento e benedizione
Nelle scorse ore la Comunità luterana di via Carlo Poerio 5 a Napoli ha ospitato un momento di particolare significato spirituale: il culto di congedo della Pastora Kirsten Thiele.
L’evento, organizzato dal Consiglio di Chiesa presieduta da Riccardo Bachrach, ha rappresentato non solo un momento di congedo, ma una celebrazione dell’impatto duraturo del ministero pastorale nella città partenopea.

Presenza istituzionale e comunitaria
La cerimonia ha visto la partecipazione del pastore Carsten Gerdes, Decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI).

Il coro luterano e battista ha arricchito la celebrazione con momenti musicali di particolare intensità spirituale, mentre numerosi membri della comunità hanno portato saluti e testimonianze personali, ciascuno nel limite dei tre minuti stabiliti dall’organizzazione.
Presenti anche membri della Chiesa svizzera di Napoli ed il Console tedesco.
Ma anche numerosi rappresentanti delle Chiese partenopee, dei gruppi luterani di Ischia e Bari e la Comunità Luterana di Torre Annunziata guidata dal Pastore Alberto Rocchini.
A conferma del lavoro svolto dalla Pastora Thiele nel contesto più ampio dell’ecumene napoletana.

Un ministero pastorale esemplare
Il ministero della Pastora Kirsten Thiele nella Chiesa Evangelica Luterana in Italia rappresenta un esempio di dedizione e crescita spirituale.
Ordinata a Cagliari nel settembre 2011, ha iniziato il suo servizio presso la Comunità Luterana di Napoli il 1° settembre 2014, guidando per oltre un decennio la vita ecclesiale e spirituale della congregazione napoletana.
Il riconoscimento delle sue competenze pastorali, dell’umanità e capacità di ascolto è culminato nell’aprile 2020 con la nomina a Vicedecana della CELI, ruolo che ha ricopre ad oggi. Questa posizione di responsabilità testimonia la fiducia riposta dalla Chiesa Luterana in Italia nelle sue capacità di leadership e nella sua visione ministeriale.
Verso un nuovo cammino
A partire da settembre prossimo, la Pastora Thiele assumerà la cura della Comunità Luterana di Verona, portando la sua esperienza maturata nel contesto napoletano verso nuove sfide ministeriali.
Questo trasferimento rappresenta una naturale evoluzione del suo percorso ecclesiastico, mantenendo la continuità del servizio pastorale all’interno della rete delle comunità luterane italiane.

Un bilancio ricco e impegnativo
Durante gli undici anni di ministero napoletano, la Pastora Thiele ha contribuito significativamente alla crescita spirituale e comunitaria della congregazione locale. Il suo approccio pastorale ha combinato tradizione luterana e sensibilità contemporanea, creando un ambiente ecclesiale accogliente e dinamico.
E si è svolto negli anni non facili della Pandemia con resilienza e resistenza.
La partecipazione calorosa al culto di congedo testimonia i legami profondi creati con i fedeli napoletani. E, più in generale, con la società napoletana.
Il congedo della Pastora Thiele apre una fase di transizione per la Comunità Evangelica Luterana di Napoli. Il Consiglio di Chiesa, guidato dal Presidente Riccardo Bachrach, si prepara ad accogliere una nuova guida pastorale, mantenendo la continuità dei valori e dell’impegno ecclesiale che caratterizzano la testimonianza luterana nel contesto locale.
Più di un saluto
Mentre la Comunità Luterana di Napoli saluta la Pastora Thiele riconosciamo che questi momenti rappresentano più di un semplice congedo.
L’impegno di uomini e donne, di pastori e pastore luterane, simboleggia la natura dinamica del ministero pastorale nella CELI, e la capacità delle Comunità di crescere attraverso i cambiamenti.
Il trasferimento a Verona non interrompe i legami creati, ma li estende nella rete più ampia della Chiesa Evangelica Luterana in Italia, confermando l’unità ecclesiale che caratterizza il protestantesimo luterano italiano.

Augusta 2030: I Luterani dinanzi alle sfide del tempo
La Federazione Luterana Mondiale sceglie Augusta per la XIV Assemblea 2030, riaffermando l’impegno per una testimonianza credibile e coraggiosa.
Verso Augusta 2030
La Federazione Luterana Mondiale ha scelto Augusta, in Germania, come sede della XIV Assemblea nel giugno 2030. La decisione è stata presa durante la riunione del Consiglio ad Addis Abeba, con il voto unanime dei membri.

Augusta rappresenta un luogo simbolico per il protestantesimo mondiale. Nel 1530, qui fu presentata la Confessione Augustana, fondamento dottrinale del luteranesimo. La città bavarese simboleggia la ricerca di pace e dialogo tra confessioni cristiane diverse.
La scelta di Augusta assume particolare significato in questi tempi incerti. Il presidente della Federazione Henrik Stubkjær ha sottolineato che “il nostro testimone deve essere chiaro, compassionevole e coraggioso”.

Una testimonianza credibile per tempi incerti
I luterani affrontano sfide globali crescenti. Conflitti in molte parti del mondo richiedono risposte coraggiose dalle chiese. La Federazione non può ignorare sofferenze e ingiustizie nel mondo contemporaneo.
Stubkjær ha ricordato l’esempio di Martin Lutero, che “ci ha mostrato cosa significa testimoniare nel mondo: dire la verità ai potenti, costi quel che costi“. Questa eredità spirituale guida l’approccio luterano alle crisi attuali.
Le chiese luterane testimoniano attraverso predicazione, advocacy e servizio alle comunità bisognose.
I programmi di assistenza mondiale operano in Africa, America Latina, Europa e Asia, nonostante crescenti difficoltà finanziarie.

Augusta: Simbolo di Riconciliazione Continua
La scelta di Augusta non è casuale. La città rappresenta secoli di dialogo ecumenico e riconciliazione. Nel 1555, qui fu firmato un importante accordo di pace tra luterani e cattolici.
Nel 1999, Augusta ospitò la firma della Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione tra Federazione Luterana e Chiesa Cattolica. Questo documento risolse una controversia teologica che divideva le chiese dalla Riforma.
Il Vescovo Christian Kopp ha dichiarato che “Augusta è una città ricca di storia e aperta al mondo. Essendo il luogo dove fu consegnata la Confessione Augustana, crediamo sia perfetta per la XIV Assemblea”.

Sfide contemporanee e resilienza finanziaria
La Federazione affronta pressioni economiche significative. Tagli ai finanziamenti, nazionalismi crescenti e resistenze ideologiche minacciano il lavoro umanitario internazionale. Questi ostacoli mettono a rischio principi di imparzialità e umanità.
Nonostante le difficoltà, i luterani mantengono impegno per approcci multilaterali. Sostengono organizzazioni in prima linea nel servizio diaconale e umanitario. Difendono spazi operativi per società civile e organizzazioni religiose.
L’ospedale Augusta Victoria (AVH) a Gerusalemme continua trattamenti oncologici per palestinesi in condizioni estremamente difficili. Questo esempio dimostra perseveranza luterana nel servizio, anche durante crisi acute.

Verso una testimonianza tinnovata
L’Assemblea di Augusta 2030 coinciderà con il 500° anniversario della Confessione Augustana. Questo evento storico offrirà opportunità per riflettere sull’eredità luterana e future direzioni ecclesiali.
La Federazione comprende 150 chiese nazionali e regionali in 99 paesi, rappresentando 78 milioni di protestanti luterani. Questa diversità geografica e culturale arricchisce il dibattito sulla testimonianza contemporanea.
Stubkjær ha concluso affermando che “come comunità ecclesiale siamo uniti da una speranza comune che ci chiama a servire coraggiosamente e testimoniare chiaramente“.

Conclusioni
Augusta 2030 rappresenta più di un semplice incontro ecclesiastico. Simboleggia l’impegno luterano per testimonianza credibile in tempi di incertezza globale. La città della Confessione Augustana accoglierà nuovamente leader religiosi determinati a rispondere alle sfide contemporanee.
La scelta di Augusta conferma volontà luterana di costruire ponti, promuovere dialogo e servire comunità vulnerabili. Questi valori guidano la preparazione verso un evento che segnerà il futuro del protestantesimo mondiale.

Credits
Photo by LWF/Albin Hillert and other

Migliaia di attivisti marciano verso Gaza
Migliaia di attivisti internazionali marciano verso Gaza per protestare contro il blocco israeliano e la crisi umanitaria palestinese.
March to Gaza: La marcia globale che sfida il blocco del Governo Israeliano
La Global March to Gaza rappresenta una delle più significative mobilitazioni internazionali degli ultimi anni.
L’iniziativa prevede la partecipazione da decine di Paesi in una marcia pacifica verso il confine di Gaza.
Mentre il mondo assiste al protrarsi della crisi umanitaria nella Striscia, migliaia di volontari hanno scelto l’azione diretta per protestare contro il blocco israeliano che ha portato il territorio sull’orlo della carestia.
Un Movimento senza precedenti: 5.000 attivisti da 54 Paesi
La marcia globale verso Gaza ha catalizzato l’attenzione internazionale, mobilitando circa 5.000 partecipanti provenienti da 54 delegazioni nazionali. Il movimento, nato dal basso e completamente apartitico, si presenta come una risposta della società civile all’inerzia dei governi di fronte alla tragedia palestinese.
Gli attivisti stanno convergendo verso l’Egitto. Tuttavia altre iniziative parallele si sono orientate verso il Libano, la Siria e la Giordania.
Dopo l’atterraggio al Cairo ed il trasferimento in autobus verso Arish nel Sinai settentrionale, la marcia si avvierà a piedi per 48 chilometri attraverso la penisola desertica fino a Rafah, sul lato egiziano del confine con Gaza.
Il viaggio, programmato per durare tre giorni con pernottamenti in tende lungo il percorso, dovrebbe culminare venerdì 15 giugno al valico di Rafah. Tuttavia secondo informazioni dell’ultim’ora, proprio in conseguenza dei blocchi e rallentamenti nelle procedure di ingresso, il giorno di arrivo potrebbe slittare al 19 giugno.
La partecipazione Italiana: 200 attivisti in viaggio
Tra i quali Antonietta Chiodo, reporter di guerra con esperienza pluriennale nel territorio palestinese e portavoce della delegazione, stanno giungendo in queste ore al Cairo.
“Se ci uniamo possiamo cambiare le cose, i popoli possono cambiare le cose, per fermare il genocidio di Israele“, ha dichiarato Chiodo, sottolineando come l’iniziativa nasca da persone che “da tutta la vita lavorano con il popolo palestinese e con le popolazioni sotto assedio“.
La scoperta tardiva di questa iniziativa da parte della società italiana evidenzia quello che gli organizzatori definiscono un fallimento mediatico.
Solo gli arresti e i rimpatri di attivisti italiani al Cairo hanno portato l’attenzione nazionale su questa mobilitazione internazionale.
Personalità di spicco e sostegno Internazionale
Tra i partecipanti più noti figurano Nkosi Zwelivelile Mandela, ex parlamentare sudafricano e nipote di Nelson Mandela.
Ma anche Hala Rharrit, ex diplomatica del Dipartimento di Stato americano, dimessasi durante l’amministrazione Biden per protesta contro la gestione della guerra di Gaza.
Il movimento ha ricevuto ulteriore visibilità grazie al sostegno di Freedom Flotilla Coalition. Ma anche di Greta Thunberg e la deputata europea Rima Hassan.
La nave “Madleen”, intercettata lunedì scorso da Israele, trasportava proprio questi attivisti verso Gaza.
Thunberg è stata rilasciata martedì mentre Hassan rimane in detenzione israeliana.
La crisi umanitaria: numeri drammatici da Gaza
I dati sulla situazione a Gaza dipingono un quadro devastante.
L’aspettativa di vita è crollata da 70,5 anni di un anno fa ai 40 anni attuali.
Secondo Emergency, il 90% della popolazione nella Striscia è sfollata, vive in condizioni precarie con accesso a solo un terzo di acqua pulita come fabbisogno minimo.
Tensioni diplomatiche e posizione egiziana
La marcia pone l’Egitto in una posizione diplomaticamente delicata.
Il Paese, infatti, si trova a bilanciare i rapporti con Israele e Stati Uniti con la crescente pressione interna per condannare le azioni israeliane.
Come mediatore chiave con canali diretti sia con Hamas che con Israele, il Cairo ha mantenuto una posizione cauta, tenendo chiuso il valico di Rafah ai palestinesi.
Restrizioni e rimpatri
Nel frattempo numerosi italiani sono stati bloccati al loro arrivo all’aeroporto del Cairo.
Si tratta di partecipanti alla marcia ai quali viene così impedito di raggiungere i punti di ritrovo.
Da diverse fonti vicine ai movimenti si apprende che sarebbero 35 gli attivisti prima fermati e poi rilasciati mentre altri sette sono stati rimpatriati.
Tra questi ultimi anche Vittoria Antonioli Arduini, originaria del Trentino-Alto Adige.
Stessa sorte è toccata ad una parte degli attivisti provenienti dalla Germania.
Le autorità aeroportuali, infatti, hanno rifiutato loro l’ingresso e li hanno rimpatriati a bordo dello stesso volo con cui erano arrivati al Cairo.
Nelle stesse ore il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha dichiarato di aspettarsi che il governo egiziano “impedisca l’arrivo di manifestanti jihadisti al confine Egitto-Israele”.
Di fatto minacciando che la marcia verrebbe ritenuta una provocazione che “metterebbe in pericolo la sicurezza dei soldati dell’IDF”.
Difficoltà burocratiche e Deterrenza
Le autorità egiziane hanno richiesto permessi preventivi per gli attivisti in arrivo al Cairo, sottolineando “l’importanza di aderire a queste misure regolatorie stabilite per garantire la sicurezza delle delegazioni in visita a causa delle delicate condizioni di sicurezza in quest’area di confine”. Nonostante gli organizzatori affermino di aver seguito “tutti i protocolli richiesti”, giovedì sono emerse notizie di 170 persone che affrontano ritardi e deportazioni all’aeroporto del Cairo.
Gli organizzatori hanno stabilito team legali in Italia e altri paesi per fornire assistenza in caso di necessità, dimostrando la preparazione logistica di un movimento che si presenta come completamente autofinanziato e indipendente.
Una testimonianza di fede e resistenza civile
L’uso del corpo come strumento di testimonianza rappresenta quindi una possibilità concreta di azione.
Non si tratta soltanto di prendere posizione, ma di posizionarsi fisicamente, utilizzando la delimitazione corporea come spazio vivente che cammina, si muove e si unisce ad altri per rivendicare attenzione in favore delle vittime di guerra.
Una iniziativa che ci interroga e che interroga la risposta concreta che la fede può realizzare.
Uzma Usmani, responsabile della logistica per la delegazione britannica, ha spiegato a CNN: “Questo è solo un altro strumento, un altro modo per le persone di alzare la voce, per far sapere ai governi che non siamo felici. Dobbiamo prendere in mano la situazione, sensibilizzare l’opinione pubblica, fare pressione su tutti i governi affinché inizino ad agire“.
L’impatto mediatico e le prospettive future
La Global March to Gaza segna un momento significativo nell’attivismo internazionale per la causa palestinese. Mentre Israele ha imposto un blocco umanitario completo di Gaza il 2 marzo, tagliando cibo, forniture mediche e altri aiuti per 11 settimane prima di permettere un limitato ingresso di aiuti da fine maggio, la pressione internazionale continua a crescere.
L’iniziativa rappresenta la prima marcia globale della società civile di questa portata, dimostrando come i movimenti dal basso possano organizzarsi su scala internazionale quando i canali diplomatici tradizionali tardano o sembrano inascoltati.
Il successo o il fallimento di questa mobilitazione potrebbe influenzare future forme di protesta internazionale e pressione diplomatica.
Un banco di prova anche per le Chiese nella capacità di farsi portavoci, proprio in coerenza con l’annuncio evangelico, di una umanità che si muove, che si rimette in cammino dinanzi alle ingiustizie, le violenze, le guerre.
Gli spazi, la credibilità e l’attenzione di cui le Chiese godono, infatti, ci chiama a declinare la responsabilità in forme nuove e coraggiose: non permettere che il silenzio prevalga e anestetizzi le coscienze. Anche le nostre.
La marcia verso Gaza non è solo un evento di protesta, ma un test per la capacità della società civile internazionale di organizzarsi e influenzare le politiche governative attraverso l’azione diretta e pacifica. Mentre i partecipanti si avvicinano al confine, il mondo osserva questa dimostrazione di solidarietà internazionale che potrebbe ridefinire le forme di attivismo umanitario nel XXI secolo.