
Un caso su cui riflettere: la cabinovia
Trieste, la cabinovia divide la città. Cittadini, associazioni e cristiani difendono paesaggio, legalità e custodia del creato.
Cinque anni in lotta
Da ben cinque anni è in corso a Trieste una battaglia senza esclusione di colpi tra il Comune e i suoi sostenitori (Regione FVG e Ministero dei Trasporti) da un lato, che porta avanti il suo progetto di “cabinovia metropolitana Trieste-Porto Vecchio-Carso” del costo di circa 60 milioni di Euro e un ampio schieramento critico di circa 35 associazioni e movimenti, supportati da un comitato scientifico e da migliaia di cittadini dall’altro.
L’appoggio della popolazione al Comitato “No Ovovia” è stato dimostrato da manifestazioni pubbliche con migliaia di partecipanti e – da ultimo – da un sondaggio di opinione promosso dal quotidiano locale, da cui risulta la contrarietà all’opera del 73% di chi ha risposto.
In breve, il progetto consiste in una cabinovia monofune ad ammorsamento automatico, diviso in due tratte (Trieste-Porto Vecchio-Barcola Bovedo e Bovedo-Opicina, sull’altipiano carsico), che con una settantina di cabine da 10 posti potrebbe trasportare oltre 3 milioni di passeggeri all’anno, ottenendo anche un utile di esercizio.
La motivazione ufficiale, impiegata per chiedere allo Stato i fondi necessari, è stata quella del “trasporto pubblico di massa” tra Trieste e il Carso.
Il progetto però ha sottovalutato la delicatezza dell’attraversamento dell’area sottoposta a tutela paesaggistica e architettonica del Porto Vecchio (la Sovrintendenza ha manifestato la contrarietà al tratto Trieste-Bovedo) e anche di un’area naturale protetta a livello europeo (“Natura 2000”), cioè il Bosco Bovedo, un’area di grande valore naturalistico con endemismi e specie animali e vegetali a rischio, che per legge non può essere attraversata da funivie e cabinovie.
Per legalizzare l’intervento sulla tratta Bovedo-Opicina, non prevista dal Piano Regolatore, il Comune ha dato via alle valutazioni ambientali previste dalla legge (Valutazione d’incidenza – Vinca e Valutazione Ambientale Strategica), da cui è risultato un Decreto Regionale che ha bocciato la Vinca di secondo livello.
Per questo motivo – cioè il non rispetto del principio di “Non arrecare danno significativo all’ambiente” (DNSH), il progetto ha perso lo stanziamento del PNRR.
Contro la Variante urbanistica e i successivi decreti regionali autorizzativi, che ricorrendo alla Vinca di terzo livello, motivano l’eccezione per “motivi di salute, sicurezza pubblica, importante miglioramento ambientale”, i cittadini espropriandi e tre associazioni ambientaliste nazionali (WWF, Legambiente e LIPU) hanno fatto ricorso al TAR, col risultato che il TAR ha già annullato tre delibere regionali e si pronuncerà – probabilmente già a metà luglio – sui cinque ricorsi pendenti.
Le ragioni della contrarietà all’opera non consistono solo nella tutela del paesaggio e della natura ma hanno anche argomentazioni tecniche, di trasporto, sulla sicurezza dell’esercizio in presenza della bora e – soprattutto – di carattere economico.
Con una valutazione più prudente e realistica delle entrate e dei costi, il Comune dovrebbe pagare almeno due milioni di deficit di esercizio all’anno, essendo il progetto interamente a carico di quest’ultimo.
E soprattutto, è mancata fin dall’inizio qualsiasi disponibilità a informare i cittadini e sottoporre il progetto al loro giudizio e alle loro osservazioni: è stato negato un referendum consultivo e si sono state diverse forzature nei procedimenti.
Questa vicenda ci interroga in quanto cristiani, poiché abbiamo ricevuto in custodia il creato e dobbiamo amarlo e tutelarlo tramite le nostre azioni responsabili testimoniando nella nostra vita quotidiana il messaggio di salvezza in Cristo Gesù; la stessa creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l’ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio. (Romani 8,19-22).
Purtroppo, però, spesso ci rendiamo complici, direttamente o indirettamente di azioni opposte rispetto al nostro mandato di custodi di ciò che ci è stato affidato.
Andrea Wehrenfennig (Presidente Legambiente Trieste)
Giuseppe Lo Verde Comunità Luterana di Trieste