
Sinodo Luterano: insieme per progettare
A Roma, dal 24 al 27 aprile, le Comunità luterane italiane riflettono su identità, vocazione e cambiamento
Il XXIV Sinodo
Dal 24 al 27 aprile 2025 si terrà a Roma il Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Un appuntamento importante per il cammino delle Comunità luterane presenti sul territorio italiano.
Il tema scelto per questa seduta, che è la seconda del XXIV Sinodo, è: “Insieme per progettare il futuro”. Si tratta di un invito alla riflessione sulle sfide attuali e sulle opportunità che attendono la CELI nei prossimi anni. Un Sinodo, quindi, a porte chiuse, con un carattere interno e riservato, ma non per questo meno partecipato o rilevante.
Ne abbiamo parlato col Presidente del Sinodo, il Dr. Alfredo Talenti, leggiamo insieme cosa ha risposto.
Il Sinodo 2025 ha scelto di essere un evento interno. Come mai questa scelta e cosa ti aspetti emerga da questo formato più riservato?

La scelta è ancora precedente alla mia elezione nell’aprile 2024 ed è stata dettata esclusivamente da ragioni logistiche: a Roma, per via del Giubileo della Chiesa cattolica, nel 2025, sarebbe stato praticamente impossibile prenotare il consueto contingente allargato di camere per la sistemazione anche degli ospiti.
Questo non mi ha fatto piacere, perché il Sinodo è anche momento di incontro con fratelli e sorelle di altre chiese e confessioni, l’occasione per sviluppare e approfondire contatti. Non si deve quindi certamente interpretare questo primo Sinodo della nuova presidenza come un segno di chiusura che non fa parte né del nostro temperamento né tanto meno della natura stessa della CELI. La CELI, soprattutto oggi, in un’epoca di grande mobilità, è una chiesa d’incontro tra persone in movimento, lungo varie direttrici, Italia – Germania, ma non solo, ci sono tante storie che sarebbe bello potersi prendere del tempo per raccontarsele e comprenderle. reciprocamente. Ed in effetti, l’opportunità che abbiamo allora voluto cogliere con questo Sinodo è stata quella di “prendersi del tempo”, in particolare per parlare un po’ più approfonditamente della nostra Celi.
Il tema “Insieme per progettare il futuro” suggerisce un cambio di passo. Insieme, per ribadire una prospettiva comune, unitaria verso la progettazione: è un cammino possibile in una Chiesa “federale” che riconosce alle Comunità larghe autonomie e indipendenza?
Naturalmente non è un cammino semplice, ma proprio la storia secolare del mondo attuale è caratterizzata dalla stessa sfida: possono esistere solo strutture autoritarie, verticistiche e carismatiche o non è invece urgente proprio ora dimostrare che l’autonomia e l’indipendenza possono trovare forme efficaci di cooperazione, e nel tempo magari anche più efficaci?
Nella nostra attività di chiesa basata sulle sue congregazioni, possiamo testimoniare il valore del dialogo tra gli individui, nel quadro del dialogo di fede.
I gruppi di lavoro affronteranno questioni delicate come l’organizzazione del pastorato o la sostenibilità economica. Quale è la relazione tra questi due aspetti e quale è il futuro prossimo che attende le Comunità?
Le risorse finanziarie e di personale contribuiscono a determinare la forma organizzativa di una Chiesa, come di qualsiasi altro ente: una Chiesa peraltro si differenzia, perché risponde a esigenze e valori che sono trascendenti.
L’eventuale mutamento delle forme, dettato da necessità contingenti, non pregiudica il perseguimento di quelle esigenze e valori, secondo lo spirito d’altronde dell’Ecclesia semper reformanda.
Le Comunità dovranno trovare nuove loro forme di vita, meno incentrate sulla figura tradizionale del pastore titolare e dovranno accrescere l’aggregazione tra loro. Ciò conferma, tornando alla domanda precedente, che il rispetto dell’indipendenza e lo sforzo unitario dovranno sempre più imparare a convivere e questo Sinodo vuol essere un passo significativo in quella direzione.
Ci troviamo in una fase storica complessa. Le Chiese vivono tutte la preoccupazione del futuro. Non vedi in questo il rischio che il Sinodo possa trasformarsi in un cahiers de doléances e, alla fine, arrivare a decisioni che siano condizionate dalle preoccupazioni?
Vogliamo evitare questo rischio, fin dalla scelta del “motto”, che ha voluto proprio sottolineare questo.
La discussione non dev’essere preconcetta sulle forme esistenti, «che cosa teniamo, che cosa dolorosamente tagliamo, il futuro quale incognita assoluta».
No, la prospettiva si radica nell’oggi, ma è un oggi, di cui parte integrante è l’attività di progettare il futuro.

Quale è il ruolo che pensi dovrà avere la comunicazione in questo cammino?
Fondamentale, non c’è dubbio, e lo testimonia anche la scelta di darsi un motto, un “titolo” al tema, sintetico e generale, ma suscettibile di essere caricato di tanti contenuti.
Oggi siamo di fronte e nel mezzo di una mutazione tecnologica, che diventa antropologica.
L’importanza dell’aspetto visuale e della parola concisa e semplificata possono piacere o meno, ma sono un dato di fatto, rispetto al quale le Chiese non possono sottrarsi, ma hanno anzi il dovere di trovare immagini e parole, ricche di contenuti ed emozioni, che possano controbilanciare immagini e parole, spesso fortemente “maligne”.
Quale messaggio vuoi lanciare oggi alle Comunità, ai pastori, ai presidenti e ai membri della CELI in vista di questo Sinodo?
“Più stare insieme” e “più progettare”: è una possibilità che è un dono, con l’aiuto di Dio.
Dialogo, progettazione, collaborazione
Nel cuore dei lavori, soprattutto durante la giornata tematica di venerdì 25 aprile, i Sinodali saranno chiamati a partecipare attivamente in gruppi di lavoro, organizzati per affrontare temi strategici come:
- La vita e l’evoluzione delle Comunità locali
- Il presente e il futuro del pastorato
- L’organizzazione interna della CELI come struttura ecclesiale
- Le finanze della Chiesa e delle Comunità
- La missione pubblica della CELI nel contesto italiano
- Le strategie di comunicazione interna ed esterna
Ogni gruppo sarà moderato da esperti e persone attivamente impegnate nella vita ecclesiale, e sarà invitato a redigere un rapporto finale che confluirà in una riflessione comune utile per delineare proposte concrete.
Discernimento condiviso
L’obiettivo dichiarato, quindi, è quello di trasformare questo momento in un’opportunità di crescita collettiva, nella consapevolezza che l’attuale contesto richiede nuove visioni, maggiore flessibilità e un rinnovato senso di corresponsabilità. Non si tratta solo di fare scelte pratiche, ma di interrogarsi sul senso stesso dell’essere chiesa oggi, nella pluralità dei contesti locali e nella complessità della società italiana contemporanea.

Otto per mille luterano: al via la campagna 2025
Scopri la campagna del 2025: come donare, i progetti sostenuti e il messaggio #siamosale tratto dal Vangelo.
Al centro il messaggio #siamosale
Domani inizia ufficialmente la campagna otto per mille luterano 2025 promossa dalla Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Il messaggio scelto anche per quest’anno è #siamosale, ispirato al Vangelo di Matteo 5,13: “Voi siete il sale della terra”. Il richiamo biblico e teologico guida l’intera campagna, realizzata da Yoge Comunicazione Sensibile in collaborazione con l’Ufficio comunicazione della CELI.
Quattro i soggetti chiave della campagna: infanzia e famiglia, adolescenza, anziani e migranti. Per raccontare componenti fondamentali delle nostre società e che spesso soffrono marginalizzazione, solitudine, indifferenza e discriminazione.

Perché è importante scegliere
L’otto per mille dell’IRPEF è una quota dell’imposta sul reddito che ogni cittadino o cittadina può destinare allo Stato o a una confessione religiosa riconosciuta, tra cui la CELI. Chi non effettua una scelta lascia comunque che la propria quota venga ripartita in base alle scelte espresse dagli altri contribuenti. Per questo è fondamentale esprimere una preferenza, contribuendo direttamente a sostenere progetti di solidarietà, cultura, educazione e assistenza.
Dove vedere la campagna luterana
La campagna di comunicazione 2025 sarà visibile su canali digitali, social network e, per la prima volta, su La7 e La7+ (smartv), portando il messaggio della CELI a un pubblico ancora più ampio. Il video principale, affidato ad Artescienza (Genova), e i reportage dalle Comunità di Trieste, Venezia, Merano e Torino, raccontano la concretezza dei progetti finanziati grazie all’otto per mille luterano.

Il valore della scelta: aiutare, non assistere
L’otto per mille luterano è uno strumento a disposizione di tutti e tutte per sostenere progetti concreti di emancipazione rivolti a persone in condizioni di fragilità. Il gesto semplice della firma consente alle Comunità e alle organizzazioni luterane di agire nel nome di tutti e tutte, promuovendo pace, giustizia sociale e accoglienza.
Perché scegliere la CELI
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia è una Comunità di fede viva e radicata. Attraverso l’otto per mille promuove interventi sociali, iniziative culturali ed educative, offrendo sostegno a chi è escluso o discriminato. Donare significa entrare in una rete di solidarietà concreta e inclusiva.

Informazioni utili per la scelta
Puoi destinare l’otto per mille alla CELI nella tua dichiarazione dei redditi online, al CAF o dal commercialista. Per saperne di più visita la pagina:
👉 www.chiesaluterana.it/8-per-mille
Condividi la campagna, parla dell’otto per mille luterano. Fai la tua parte: anche questo è un modo per diventare sale della terra.

Teatro in Sardegna grazie all’otto per mille luterano
Serrenti, al via la stagione teatrale sostenuta dall’otto per mille luterano e della CELI.
Teatri d’Estate: l’otto per mille luterano sostiene cultura e inclusione
Il Teatro Comunale di Serrenti (Provincia Sud Sardegna) apre le porte alla quinta edizione di Teatri d’Estate, promossa dalla compagnia Il Salto del Delfino.
Inclusione e teatro per tutti
La compagnia Il Salto del Delfino non si limita alla scena. Il suo impegno sociale è profondo. Organizza laboratori teatrali inclusivi per bambini, adolescenti e adulti, attivi in varie scuole della Sardegna. Promuove la crescita personale attraverso l’arte, con percorsi pensati per sviluppare creatività e consapevolezza di sé.

L’otto per mille luterano: un sostegno concreto
La rassegna è realizzata anche grazie al sostegno dell’otto per mille della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Questo contributo sostiene progetti culturali e sociali sul territorio. Il teatro diventa così uno strumento di comunità, riflessione e inclusione.
Cultura, territorio e impegno
Con il patrocinio del Comune di Serrenti e il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, il teatro si dimostra capace di costruire legami tra arte e cittadinanza. Un invito a partecipare, sostenere e condividere la bellezza del teatro.

La Chiesa Evangelica Luterana condanna l’attacco all’ospedale Al-Ahli a Gaza
La CELI condanna l’attacco all’ospedale Al-Ahli a Gaza ed esprime la sua solidarietà alle vittime, ai medici e alle famiglie coinvolte.
Ferma condanna della CELI per l’attacco all’ospedale Al-Ahli di Gaza
La Chiesa Evangelica Luterana esprime la sua ferma condanna per l’attacco aereo israeliano che, nelle scorse ore, ha colpito l’Ospedale Al-Ahli di Gaza City. Chiamato anche “Ospedale Battista”, si tratta dell’ultima struttura sanitaria pienamente operativa nel nord della Striscia di Gaza. L’assalto, avvenuto nella notte tra sabato e domenica, ha causato la distruzione del reparto chirurgico e della centrale di ossigeno per le terapie intensive, mettendo a rischio la vita di pazienti già gravemente feriti.
Un attacco inaccettabile
L’ospedale Al-Ahli, gestito dalla Diocesi Anglicana di Gerusalemme, è un simbolo di speranza e cura in un territorio devastato da mesi di conflitto. Questo non è il primo attacco subito dalla struttura: si tratta del quinto bombardamento dall’ottobre 2023. Nonostante le affermazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) secondo cui l’edificio ospitava un “centro di comando di Hamas”, nessuna prova concreta è stata fornita, e le organizzazioni umanitarie continuano a denunciare la sistematica distruzione delle infrastrutture mediche a Gaza.
La Chiesa Evangelica Luterana si unisce alla comunità internazionale, alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, all’Unione Cristiana Evangelica Battista nel condannare questi attacchi, che violano il diritto internazionale umanitario, il quale protegge espressamente ospedali e personale medico. David Lammy, ministro degli Esteri britannico, ha definito l’attacco “deplorevole”, sottolineando come gli attacchi israeliani abbiano “completamente degradato l’accesso alle cure mediche a Gaza”.
Solidarietà alle vittime e al personale sanitario
Mentre le autorità di Gaza segnalano che non ci sono state vittime dirette a causa del bombardamento, un bambino gravemente ferito è morto durante la frettolosa evacuazione, poiché i medici non hanno potuto fornirgli le cure necessarie. Dal pronto soccorso dell’ospedale descrivono scene raccapriccianti:
“Era straziante e doloroso. Vedevi pazienti camminare a piedi o essere portati via sui letti, con il terrore dipinto sui loro volti. Donne e bambini urlavano e piangevano.”
L’ospedale, che prima dell’attacco trattava tra i 300 e i 500 pazienti al giorno, è ora completamente inabile a operare, lasciando migliaia di persone senza accesso a cure mediche essenziali.
La crisi umanitaria si aggrava
Oltre alla distruzione degli ospedali, Gaza sta affrontando una crisi umanitaria senza precedenti. L’assedio israeliano ha bloccato l’ingresso di aiuti alimentari e medici, lasciando la popolazione senza cibo, acqua e medicine. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha denunciato che due missioni mediche urgenti, tra cui una diretta all’Ospedale Al-Ahli, sono state bloccate dalle autorità israeliane.
Samer Attar, un medico statunitense in servizio all’Al-Ahli, ha dichiarato:
“La gente qui è esausta, affamata, ferita non solo fisicamente ma anche psicologicamente.”
Non abbassare l’attenzione
La Chiesa Evangelica Luterana si unisce alle voci di condanna globale contro questi attacchi e ribadisce il proprio impegno per la pace e la giustizia, pregando e agendo per la fine delle violenze affinché la dignità umana sia rispettata.

COP30: uniti per la giustizia climatica
Leader religiosi chiedono impegni concreti per la giustizia climatica alla COP30.
Uniti per la giustizia climatica
Dal 18 al 20 marzo scorsi, cinquanta delegati si sono riuniti a Brasilia per un incontro preparatorio in vista della COP30 (conferenza delle parti della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). L’evento ha coinvolto leader religiosi, giovani, comunità indigene e rappresentanti della società civile dell’America Latina e dei Caraibi.
Organizzatori e obiettivi dell’evento
La Federazione Luterana Mondiale, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, Caritas International, ACT Alliance e altre realtà religiose hanno promosso l’incontro con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione per la giustizia climatica e formare i leader nelle competenze di advocacy.
Appello all’azione per la COP30
L’ultimo giorno dell’incontro, i delegati hanno presentato alla ministra brasiliana Marina Silva un “Appello all’azione sulla strada per la COP30”. Il documento chiede impegni concreti per il clima, la transizione energetica e la protezione delle comunità vulnerabili.
Il ruolo delle Chiese nel contrasto ai cambiamenti climatici
Durante il panel “Gli impatti del cambiamento climatico”, il vescovo Guadalupe Cortéz ha parlato delle perdite non economiche e dei danni alla salute mentale causati dalla crisi climatica. Carine Wendland ha ribadito l’importanza di includere i giovani nei processi decisionali e nell’azione climatica.
Le richieste del documento finale
Il documento presentato a Marina Silva, che peraltro è cristiana evangelica, denuncia la distruzione degli ecosistemi causata da agricoltura intensiva, estrazioni minerarie e combustibili fossili. Richiede la fine dei sussidi ai fossili, investimenti in energie rinnovabili, giustizia climatica e supporto alle comunità più colpite.
Del resto la stessa ministra ha affermato l’importanza della prossima COP30 dalla firma dell’accordo di Parigi dieci anni fa.
“Il 2024 – ha ricordato Marina Silva – è stato il primo anno nella storia in cui la temperatura media globale ha superato l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi. Siamo arrivati a 1,6°C e la scienza ci ha già avvertiti: superare 1,5°C significa più siccità in Amazzonia, più incendi nella Pantanal, più ondate di calore… L’intero pianeta sta percependo lo squilibrio climatico. Pertanto, la COP30 non è solo Brasile, Para o Amazzonia, è una COP di tutti i 195 paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi. La responsabilità di affrontare questa emergenza climatica è di tutti noi“.

Priorità alle voci vulnerabili
L’appello delle Chiese, quindi, sottolinea la necessità di dare centralità alle comunità più colpite dalla crisi climatica. La resilienza delle popolazioni dell’America Latina e dei Caraibi diventa il punto di partenza per costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Un passo verso Belém
La COP30 si svolgerà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre. I leader religiosi chiedono che la conferenza sancisca impegni concreti per affrontare le conseguenze irreversibili del cambiamento climatico.
Religioni e clima: un’alleanza urgente
La collaborazione tra comunità di fede è fondamentale per promuovere giustizia ambientale, diritti umani e transizione ecologica. L’incontro di Brasilia ha segnato un passo importante in questa direzione.

Sfashion lab: la moda sostenibile
Moda, ambiente e diritti: Sfashion Lab promuove attivismo giovanile per un futuro giusto.
Consapevolezza e azione
L’industria della moda inquina, sfrutta e impatta negativamente su persone e ambiente. Per affrontare questa realtà nasce Sfashion Lab, una scuola di attivismo rivolta agli under 30, ideata da FAIR all’interno della Campagna Abiti Puliti. Il progetto propone formazione, confronto e strumenti per immaginare un’alternativa sostenibile.
Ideato da FAIR nell’ambito della Campagna Abiti Puliti, Sfashion Lab fornisce strumenti teorici e pratici per comprendere gli impatti socio-ambientali dell’industria della moda e dei modelli di consumo attuali. Attraverso un approccio intersezionale, il percorso formativo affronta tematiche che intrecciano giustizia climatica, diritti umani e ecologia politica, stimolando il cambiamento attraverso la partecipazione attiva.
Sfashion Lab affronta la crisi ambientale e sociale del settore tessile da più angolazioni: diritti del lavoro, giustizia climatica, consumi responsabili. Il percorso formativo, articolato in tre weekend, alterna lezioni teoriche, laboratori pratici e spazi di dialogo. Il primo incontro si è già svolto l’8 e 9 marzo. I prossimi appuntamenti sono previsti per il 12-13 aprile e il 17-18 maggio presso lo spazio mosso, a Milano.
L’otto per mille luterano per una moda giusta ed equa
Il progetto Just Fashion, che include Sfashion Lab, riceve il sostegno dell’Unione Europea e dell’Otto per Mille della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Questo supporto permette di promuovere una transizione giusta e consapevole, puntando a un cambiamento culturale e politico nel settore moda.
Sfashion Lab propone anche eventi pubblici. Il 12 aprile, alle 19:30, si terrà la presentazione del libro PFAS con l’autore Giuseppe Ungherese di Greenpeace. Alle 21:30, seguirà la proiezione del documentario Le ali non sono in vendita, con la presenza del regista Paolo Campana.
L’iniziativa educa, ispira e dà voce a chi desidera una moda che rispetti il pianeta e i diritti umani. Grazie anche al contributo della CELI, questi spazi diventano luoghi di impegno concreto, scambio e consapevolezza.

Adattamento del testo gentilmente concesso di Laura Filios/FairCoop

Si può morire a 39 anni?
All’alba un corpo nudo e visibilmente maltrattato penzola da una forca nel campo di concentramento di Flossenbürg: è Dietrich Bonhoeffer.
9 aprile 1945
Il secondo conflitto mondiale si avvia all’epilogo che conosciamo, eppure il regime nazista, nel disastroso tramonto degli anni tragici dalla presa del potere, trova ancora le energie perché dei suoi oppositori non rimanga traccia.
Il giovane teologo luterano che tanto si era impegnato per opporsi alla nazificazione della Chiesa trova così la morte.
Sono trascorsi 80 anni ed oggi, anzi già ieri, la figura di Bonhoeffer è oggetto di studio molte volte.
Anche l’industria cinematografica statunitense ne ha fatta una icona. Nel modo che gli è congeniale il 22 novembre scorso è apparso, distribuito dalla Angel Studios, il film Bonhoeffer: Pastor. Spy. Assassin.
Una pellicola che ha suscitato non poche polemiche per aver piegato la storia e la vita di Bonhoeffer ad uso e consumo dello spettacolo cinematografico.
Un uomo normale
Poco prima delle elezioni presidenziali americane del novembre scorso, teologi americani e tedeschi hanno messo in guardia contro la frequente e facile equiparazione tra il presente e il regime nazista. Una equiparazione storicamente falsa che rischia di risucchiare anche la figura di Bonhoeffer.
Il teologo e studioso di etica sociale berlinese Wolfgang Huber, tra altri firmatari di una lettera aperta con cui mette in guarda dalla tentazione di mitizzare e strumentalizzare Bonhoeffer, sottolinea quanto Bonhoeffer si considerasse molto più normale di come viene dipinto oggi. Non ha mai voluto essere un martire ed ha affrontato la realtà del suo tempo accettandone la complessità. Nonostante questa complessità mettesse a dura prova le sue scelte.
Intorno a vent’anni
Nato a Breslavia nel 1906, Bonhoeffer diviene un teologo di spicco all’inizio dei suoi vent’anni. Fin da subito criticò il regime totalitario nazista per le sue politiche razziali fino a divenire membro della Chiesa confessante.
Già nel 1933 scrisse un saggio intitolato “La Chiesa e la questione ebraica”. In esso spronava alla resistenza attiva contro l’ingiustizia dello Stato. Nel 1935 gli è proibito di parlare e insegnare.
Possibilità di emigrare
Nel 1929 si presentò l’opportunità di emigrare: tuttavia la parentesi statunitense non durò a lungo e Bonhoeffer decise di tornare in Germania. Lo storico Johannes Tuchel ha chiarito che il giovane teologo luterano era consapevole del rischio rappresentato dalla repressione dello stato nazista. Tuttavia Bonhoeffer non immaginava ancora fino a dove si sarebbe potuto spingere il regime.
Si presume che Bonhoeffer sia venuto a conoscenza dei piani per un tentativo di colpo di stato contro Hitler già nel 1939 dal cognato Hans von Dohnanyi.
Nel 1943 è arrestato e mentre si trova in prigione scrive le sue opere teologiche più conosciute, pubblicate solo dopo la guerra. La figura di questo uomo e teologo fu riscoperta solo dopo, anche dalle Chiese Protestanti.
Così giovane, così risoluto
Ufficialmente Bonhoeffer non viene imprigionato a causa dei suoi contatti con l’estero, ma perché sospettato di essersi sottratto al servizio militare e di aver aiutato altri a farlo. Durante l’attentato a Hitler del 20 luglio 1944 e solo dopo la scoperta dei piani del colpo di Stato, è accusato come membro della resistenza.
Poche settimane prima del suo arresto, Bonhoeffer si era fidanzato con Maria von Wedemeyer, di 18 anni più giovane di lui. La poesia più famosa del suo lascito, “Von guten Mächten”, è tratta dall’ultima lettera che ci è pervenuta.
Nella primavera del 1945 Bonhoeffer viene prima trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald, vicino a Weimar, e poi deportato nel campo di concentramento bavarese di Flossenbürg. Poco prima della fine della guerra, con gli Alleati già alle porte, viene assassinato per ordine di Hitler il 9 aprile 1945: il regime non voleva che queste persone prendessero parte alla riorganizzazione della Germania.
La necessità di vedere
La figura di Bonhoeffer sorprende ancora oggi e testimonia quanto sia necessario, per i cristiani, non girarsi dall’altra parte dinanzi alle ingiustizie, ai soprusi, alle violenze.
Non si tratta, semplicemente, di fare del bene. Quella di Bonhoeffer non è una sorta di filantropia cristiana nei confronti del prossimo e nel suo tempo.
Bonhoeffer prende posizione come cristiano, come teologo, come luterano. E lo fa senza tirarsi fuori dalla realtà in cui opera: dentro la chiesa, nel suo ministero, nella scelta della responsabilità.
Della responsabilità della pace. Già, perché Bonhoeffer consacrò la sua vita alla pratica della pace. Proprio nel momento in cui ogni pace era annichilita a livello interno dal regime e, all’esterno, dalla guerra.
Non si tirò fuori, e avrebbe potuto farlo, dalle contraddizioni che attraversavano il suo tempo e la sua stessa Chiesa. Ed accettò quelle contraddizioni che lo sfidavano: in quanto cristiano, nonviolento e teologo.
Il tutto nella cornice della normalità di un contesto politico e storico alterato e dominato dalla violenza e dal terrore.
Per questo Bonhoeffer non si considerò mai eroe di nulla ma semplicemente e cristianamente un uomo alla ricerca della conversione.
Rincorrere Bonhoeffer
Paolo Ricca, nel 1996, in un articolo per il mensile dell’Associazione culturale “Oscar A. Romero” – Il Margine, scrive:
Le chiese devono trovare il coraggio di dirsi pacifiste e di diventarlo. Qui è necessaria una conversione analoga a quella che lo stesso Bonhoeffer ha vissuto; questa conversione, a mio giudizio, non solo non avvenne allora ma non è avvenuta neppure oggi. […] La pace va «osata per fede», cioè la pace non è un atto di coraggio dettato dall’ordinamento umano ma dalla fede in Dio, non è ubbidienza a un ideale ma ubbidienza a Dio e al suo comandamento concreto. La pace, quindi, è un fatto spirituale prima che diplomatico e politico. La pace nasce da Dio e l’anima del lavoro per la pace è la preghiera, che fa spazio all’azione di Dio.

Rete della Diaconia: al via i lavori a Firenze
Dal 4 al 6 aprile si incontrerà la Rete della Diaconia della CELI: un programma intenso e ricco di iniziative
Fare diaconia
Per molte persone, in Italia, questa parola significa poco oppure è riconducibile ad un concetto non del tutto definito.
Eppure è proprio con questa parola che Gesù si definisce nei vangeli.
Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.Luca 22, 27
Nella Chiesa Luterana la Rete della Diaconia rappresenta l’impegno nel servizio sociale, assistenziale, educativo di ognuna delle 15 Comunità luterane in Italia.
Progetti diversi che si esprimono in relazione alle necessità dei territori: borse alimentari, accoglienza per i senzatetto, protezione per le donne migranti, distribuzione beni e abiti per le persone più bisognose, etc…
Una rete oltre la solidarietà
La diaconia va oltre la solidarietà: parte da valori cristiani condivisi e raggiunge la responsabilità di un impegno che traduca questi valori in azione, in gesti concreti. In iniziative che rispondano ai bisogni del prossimo.
Il programma della Rete della Diaconia prevede momenti di confronto e condivisione sui progetti realizzati nelle diverse Comunità.
E nuove iniziative di apertura, ascolto e impegno con Organizzazioni esterne alle Comunità: con cui fare rete, a cui destinare un supporto concreto.
L’obiettivo della diaconia luterana non è certo quello di essere autosufficiente.
Nella consapevolezza della numerosa varietà dei bisogni di chi soffre, è solo o sola; di quanti vivono una vita resa sempre più marginale delle dinamiche economiche e dal venire meno di tanti servizi di assistenza e sociali; i luterani in Italia provano a costruire iniziative di aiuto ma anche relazioni che consentano a coloro che aiutano di proseguire in questo impegno.
Le attività – quindi – coordinate da Barbara Panzlau e Gianluca Fiusco, si apriranno il 4 aprile e si svilupperanno in questi tre giorni per concludersi con il Culto luterano domenica 6 aprile presso la Comunità luterana di Firenze.

Appello della Federazione Luterana Mondiale per il Myanmar
La Federazione Luterana mobilita aiuti e lancia un appello per sostenere le vittime del terremoto in Myanmar e Thailandia.
Un disastro che aggrava una crisi umanitaria
Il 28 marzo 2025 un violento terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar centrale, con epicentro vicino a Mandalay. Le scosse hanno interessato anche il nord della Thailandia e la capitale Bangkok. Più di 2.000 persone hanno perso la vita, ma il bilancio è destinato a salire a causa delle difficoltà di accesso alle aree più remote. La popolazione già soffriva per instabilità politica, crisi economica e infrastrutture precarie.
Solidarietà e aiuti
La Federazione Luterana Mondiale (LWF) ha espresso il proprio sostegno alle chiese e alle comunità colpite. La Segretaria Generale, Rev. Dr. Anne Burghardt, ha inviato una lettera di solidarietà ai leader ecclesiastici di Thailandia e Myanmar, ribadendo l’impegno della LWF nel fornire aiuti concreti. Attraverso partner locali e chiese membre, LWF sta valutando la situazione e mobilitando risorse per l’assistenza umanitaria.

Difficoltà logistiche e bisogni urgenti
I sopravvissuti affrontano gravi difficoltà: lutti, mancanza di acqua potabile, cibo e riparo. Nella città di Yangon, i blackout elettrici hanno interrotto il funzionamento delle pompe idriche, causando carenze idriche. Le quattro chiese luterane del Myanmar, con comunità presenti nelle aree più colpite, stanno cercando di rintracciare i propri fedeli.
Il ruolo della chiesa nel soccorso
Katariina Kiilunen, responsabile del programma LWF per la formazione e lo sviluppo della leadership, si trovava a Bangkok per un incontro proprio nelle ore del terremoto. Ha spiegato che molti leader ecclesiastici non riescono a mettersi in contatto con i membri delle loro comunità. La Federazione sta collaborando con le chiese locali per fornire assistenza spirituale e materiale ai sopravvissuti.

Un appello alla solidarietà
I luterani della LWF hanno avviato una raccolta fondi per sostenere le persone colpite dal terremoto e invita alla solidarietà globale. Le donazioni aiuteranno a fornire aiuti immediati e a rafforzare le comunità colpite in questa fase critica.

Teatro oltre le frontiere a Lecce
UNicA Senzaconfini, tra i 26 progetti finanziati dall’otto per mille luterano, promuove integrazione e crescita attraverso arte, formazione e cultura nel quartiere NASCA di Lecce.
Un progetto per la comunità oltre i confini
Il progetto UNicA Senzaconfini nasce per trasformare l’idea di confine da barriera a punto di incontro tra le persone. Realizzato presso NASCA il teatro, un presidio culturale situato in un quartiere periferico di Lecce, il progetto rappresenta un’azione politica e poetica volta a creare nuove connessioni tra gli abitanti. Grazie al sostegno dell’otto per mille luterano, questa iniziativa si inserisce tra i 26 progetti finanziati per il 2024/2025, confermando l’impegno per la coesione sociale attraverso l’arte.

Spazio di crescita e creatività
NASCA non è solo un teatro, ma una residenza artistica permanente, uno spazio di formazione, spettacolo, cinema e laboratori. Qui, l’arte diventa strumento di trasformazione sociale, coinvolgendo cittadini e artisti in un percorso di crescita condivisa. L’obiettivo è partire dal quartiere, dialogare con la città e guardare oltre i confini nazionali, costruendo una comunità basata sulla diversità e sull’integrazione.
Laboratori gratuiti per l’infanzia e l’adolescenza
Elemento centrale del progetto è la formazione artistica gratuita, dedicata soprattutto a bambini e adolescenti. I laboratori, rivolti a diverse fasce d’età (6-8 anni, 9-11 anni, 12-16 anni), mirano a sviluppare creatività, espressione e senso di appartenenza alla comunità. L’iniziativa è resa possibile grazie al contributo volontario di famiglie e cittadini, in un sistema di solidarietà virtuosa dove chi ha di più dona per chi non può.

Un progetto radicato e in continua crescita
Dopo tre anni di attività, il progetto ha registrato un coinvolgimento sempre maggiore della popolazione. Oltre ai laboratori, NASCA ospita spettacoli teatrali, concerti, mostre, reading di comunità e presentazioni di libri, creando un calendario ricco di appuntamenti culturali. La partecipazione attiva degli abitanti è favorita anche dalla collaborazione con realtà locali come Volare Alto, la Cooperativa L’Albero, l’Associazione Triacorda e la Parrocchia, oltre al sostegno dell’assessorato al Welfare.

Un calendario ricco di opportunità
Le attività si svolgono durante tutto l’anno:
- Gennaio – maggio / novembre – dicembre: eventi pubblici di teatro, musica, danza, poesia, cinema e arte.
- Gennaio – maggio / ottobre – dicembre: laboratori per bambini e adolescenti.
- Giugno – agosto: chiusura o utilizzo dello spazio per residenze artistiche e progetti sociali.
Grazie al sostegno dell’otto per mille luterano, UNicA Senzaconfini continua a crescere, dimostrando che l’arte può essere un ponte per l’integrazione e la partecipazione comunitaria.