
Da Trieste in bici, destinazione Slovenia.
Vivo a Trieste da più di 16 anni. Una città che, a dare uno sguardo alla cartina geografica, si trova in uno dei punti più ad Est dell’Italia.
L’ultima frontiera
Ed è anche una delle ultime frontiere del Nord-Est italiano: percorrendo pochi chilometri più ad Est ci si trova in Slovenia, “all’estero” quindi, anche se rispetto a vent’anni fa circa, questo “estero”, con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea, datato 2004 e con l’ingresso nel 2007 nell’area Schengen, è diventato progressivamente meno estero.

Oggi infatti, i viaggiatori provenienti dall’Italia, possono attraversare il confine italiano-sloveno con l’utilizzo di un tagliando che permette il transito autostradale, chiamato “Vignetta”, oppure, in alcuni valichi minori, dove non ci sono autostrade, possono fare a meno della “Vignetta”, potendo attraversare il confine addirittura a piedi!
Tutti in pista
Oppure in bici. Tramite la pista ciclopedonale “Giordano Cottur”, inaugurata nel 2010 e intitolata ad un famoso ciclista del Giro d’Italia, si può arrivare, partendo dal rione popolare San Giacomo di Trieste, fino ad una vecchia stazione ferroviaria situata oggi in territorio sloveno, nella località Hrpelje.

Un tragitto, questo, con tanti colori, espressione dei fiori selvatici che caratterizzano il paesaggio e dove si possono incontrare capre selvatiche al pascolo, caprioli o falchi pellegrini in volo tra vigneti, colline e giochi di luci.
Salute e anima
Un percorso che fa bene alla salute, all’ambiente, all’anima e che ci fa sentire l’Europa più vicina.
L’itinerario qui descritto lo si può guardare anche secondo una visione di armonia e di integrazione tra l’umanità e il creato secondo il messaggio biblico cristiano. E’ infatti, nel suo piccolo, figura di quell’armonia della creazione presente nel giardino dell’Eden e perduta a causa del peccato umano (Genesi, cap. 2) ma allo stesso tempo è figura di quanto annunciato più volte dai profeti dell’Antico Testamento (ad esempio in Isaia 2,4 dove si profetizza che gli uomini non si faranno più guerra tra loro e in 11,6 in cui si parla del lupo che dimorerà insieme all’agnello) e ribadita anche nel Nuovo Testamento (I nuovi cieli e la nuova terra in cui non ci sarà più la morte e dove Dio dimorerà tra gli uomini e asciugherà le loro lacrime di cui al capitolo 21 del libro dell’Apocalisse). Tramite la venuta di Gesù Cristo tra di noi e tramite il suo sacrificio e la sua risurrezione viene data alla storia umana la svolta decisiva nel compimento del progetto divino della nuova creazione: Egli fa nuove tutte le cose (Apocalisse 21,5).
Giuseppe Lo Verde, Trieste