
Se tutto si ferma: la Chiesa come infrastruttura civica nelle crisi
Nelle crisi sociali la Chiesa offre luogo, fiducia e speranza concreta. Una riflessione sul ruolo pubblico delle comunità cristiane.
Crisi personali, crisi collettive
Quando le crisi della vita colpiscono – una morte improvvisa, una malattia, un divorzio – sappiamo cosa fa la Chiesa: apre le porte, ascolta, accompagna.
Ma che cosa accade se la crisi non è solo personale? Se manca la corrente, crollano le comunicazioni, la quotidianità si blocca? Anche allora, il primo bisogno è un luogo dove andare. Per molti, quel luogo è – naturalmente – la Chiesa.
Queste le domande che animano la riflessione della Chiesa del popolo danese, luterana, dinanzi alle gravi incertezze del tempo presente.
Per la decana luterana Jette Marie Bundgaard-Nielsen (Aarhus, Danimarca):
“La chiesa è radicata nelle comunità locali ed è ricca di risorse umane. Se tutto si ferma, l’edificio della chiesa è un luogo di ritrovo naturale.”
Storicamente “si suonava la campana” per radunare le persone.
Oggi avrebbe senso anche oggi quando i telefoni tacciono e la rete cade.
La Chiesa come infrastruttura civica
Le chiese non sono soltanto spazi liturgici. Sono punti riconoscibili nel territorio, dove trovare ascolto e relazioni di fiducia che attraversano generazioni.
Nelle emergenze diventano luoghi di:
- Ritrovo e informazione quando i canali digitali non funzionano.
- Conforto e orientamento dove la paura è nominata, ascoltata, trasformata in responsabilità.
- Connessione sociale tra fragilità e risorse del territorio, evitando isolamento e solitudine.
Si tratta di un tesoro di fiducia maturato nel tempo che può diventare un bene essenziale nella vita straordinaria.
Digitalizzazione “andata e ritorno”
In molti contesti ecclesiastici la registrazione personale (nascite, decessi) è una funzione di rilievo pubblico.
Pratiche antiche, in alcuni casi digitalizzate, ma che ci ricordano quante attenzione pongano le Comunità alle persone.
In questo tempo tecnologico conviene imparare la lezione di Jacques Ellul: la tecnologia abilita, ma la comunità custodisce.
Fiducia, speranza e azione
La pandemia ha mostrato la Chiesa come attore della società civile: presenza affidabile, sobria, non sensazionalista.
Oggi, nei colloqui e nelle predicazioni, cresce l’ansia – specialmente tra i giovani, esposti a una retorica di guerra e instabilità.
La risposta della Chiesa, però, tiene insieme:
- Fiducia: una porta aperta e uno sguardo che non giudica.
- Speranza: non ottimismo, ma forza di attraversare il buio con senso.
- Azione: gesti coordinati e proporzionati che non alimentano il panico.
Conclusione
In Italia, le Comunità luterane offrono già, nei diversi territori dove sono presenti, un contributo specifico e riconoscibile nelle crisi: prossimità sobria, responsabilità civile, cooperazione ecumenica e istituzionale.
L’eredità della Riforma – centralità della Parola, libertà della coscienza, sacerdozio universale – si traduce in pratiche di reciprocità, discernimento critico delle informazioni e cura di relazioni affidabili tra persone, associazioni e istituzioni pubbliche.
Non serve spettacolarizzare la solidarietà: serve credibilità. Quando la paura frammenta, le Comunità luterane possono essere soglie di pace: luoghi stabili, linguaggio chiaro, memoria del Vangelo che non evade la storia ma la attraversa. Così, quando tutto si ferma, resta una cosa essenziale: una comunità che sa stare, parlare con verità, e tenere accesa una luce.